Pokémon Go: schieramenti pro e contro un fenomeno sociale

Come spesso accade per i fenomeni sociali, c’è chi ne parla bene e chi ne parla male.
Ed è proprio quello che sta accadendo questi giorni con l’ormai famigerato Pokémon Go (per chi ancora beatamente ignora di cosa stiamo parlando, ma ne volesse sapere di più, Wikipedia ci aiuta sempre!)

Ed è così che tra la completa ignoranza sull’argomento, il rigetto più che totale e l’adorazione di Pikachu et al. che porta ad una vera e propria caccia spietata h24, si interpongono i più svariati punti di vista.

Ma una volta assodato di cosa si tratta, come si gioca, obiettivi (impliciti ed espliciti), su che basi si fondano i corposi schieramenti di “pro” e “contro” Pokémon Go?

Lo abbiamo chiesto a due rappresentanti di queste schiere, rispettivamente Simone e Mariana, in uno spazio tutto per loro!

Simone, 25 anni, nel suo essere analitico prova a sintetizzare in 5 punti tutte le buone motivazioni per andare alla ricerca di piccoli mostriciattoli, andando a rintracciare anche elementi non meramente ludici del gioco e le opportunità di business per chi decide di comprendere il fenomeno ed integrarlo nelle sue strategie di marketing. (Il suo articolo lo trovate qui!)

Mariana, 28 anni, sfoga invece la frustrazione legata ad un periodo dell’infanzia che sperava fosse chiuso e sepolto nei meandri del suo subconscio. Il suo rifiuto a Pokémon Go è totale e netto e lo esprime con tutta se stessa, incasellandolo come fenomeno virale senza però alcun senso logico. (Il succitato rifiuto è dimostrabile graficamente dalla risolutezza con la quale ha rinunciato anche solo a capire come vada messo il giusto accento!) (Il suo articolo invece lo trovate qui!)

Come dicevamo quindi?

C’è chi ne parla bene e chi ne parla male, ma alla fine tutti ne parlano! E allora tu, a che schieramento appartieni?

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Alessandra

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